Una natura incontaminata, ricca di piantagioni di olivi e vigneti. Nelle piccole valli si aprono estese zone a pascolo, in cui si possono incontrare vacche maremmane e cavalli allo stato brado. I percorsi naturalistici sono numerosi, come numerose sono le specie botaniche e di fauna presenti.
Dove
Situato a Nord di Roma nella Provincia di Viterbo, ai confini con la Toscana, nei comuni di Canino, Montalto di Castro
Descrizione
Il parco ha una superficie di 900 ettari. Ha iniziato la sua attività nel luglio 2001, da una convenzione del 17 luglio 1999 tra il ministero dei Beni Culturali, la Regione Lazio, i comuni di Montalto di Castro e Canino (sul cui territorio è ubicato). È gestito dalla società Mastarna S.p.a, società con socio maggioritario il comune di Montalto di Castro.
Situato nel cuore della Maremma Laziale, il parco è attraversato dal Fiume Fiora. L’alveo fluviale è ricco di scorci naturalistici suggestivi. Tra le pareti a strapiombo affiorano litotipi di origine vulcanica (lave e tufi) e sedimentari (calcari e travertino); tra le numerose cascate si aprono anche insenature dove il fiume si placa e forma piccoli laghetti: uno dei più estesi è quello del Pellicano. Lungo le sponde del fiume: pioppi, salici, sambuchi, olmi sotto i quali crescono arbusti di alloro, lentisco, mirto. Sui pianori aree boschive ricche di piante della macchia mediterranea. L'habitat garantisce la sopravvivenza e la riproduzione di una fauna costituita da cinghiali, volpi, istrici, faine e di numerose specie di uccelli, sia stanziali che migratori.
All’interno del Parco, si trova l’antica città-stato etrusca, poi romana, di Vulci, testimonianza dell’articolazione di un centro antico. Percorrendo l’antico decumano si va alla scoperta dei resti dell’abitato e dell’impianto termale; si possono visitare le aree sacre dentro e fuori l’abitato e proseguire, infine, nella visita delle numerose necropoli etrusche: Ponte Rotto, Cavalupo, Polledrara, Osteria, Campo di Maggio, Camposcala, ecc. All’interno del parco è possibile visitare il Museo Archeologico Nazionale Etrusco di Vulci, ricco di interessanti reperti provenienti dalla città antica e dai territori limitrofi. Il museo è allestito all’interno di un maestoso castello medievale, la cui fondazione si fa risalire al XI secolo; situato sulla sponda sinistra del Fiume Fiora vi si accede dopo aver superato un imponente ponte, detto "dell’Arcobaleno", di impianto etrusco.
Il Parco si può visitare tutto l’anno, anche nei mesi invernali, poiché la zona, a pochi chilometri dal mare, gode di un clima mite. La visita può essere effettuata in completa indipendenza, seguendo i percorsi segnalati, oppure ci si può avvalere di guide ambientali e archeologiche. Il miglior modo è di farlo senza fretta, così da apprezzare e stupirci di questa parte della Maremma ricca e suggestiva, come fecero i viaggiatori del passato. All’interno del parco si possono effettuare vari tipi di percorsi a piedi, più o meno impegnativi, della durata variabile dalle due alle tre ore. La visita archeologica non prescinde dalla visita naturalistica, poiché il territorio incontaminato è parte integrante dell’epoca. La città si può visitare anche di notte in un suggestivo gioco di luci. Su prenotazione si organizzano percorsi di trekking o escursioni in mountain-bike. Non mancano pacchetti didattici per ragazzi ed adulti ed attività di laboratorio quali la ceramica e il teatro; per i più piccini, storie del bosco.
Da visitare l’Oasi di Vulci. Attraversata dal Fiume Fiora, è stata istituita nel 1989 ed ha una superficie di circa 353 ettari; è gestita dal WWF Italia in convenzione con l’ENEL, proprietario del territorio.
Info
Parco Naturalistico Archeologico di Vulci.
Via della Volta Buia, 2/A - 01014 Montalto di Castro VT
Telefono: +39 0766.879729 - Fax: +39 0766.879024
http://www.vulci.it
La Tarquinia etrusca esercita un fascino particolare nel pur vasto panorama delle testimonianze rimaste dell'antico popolo tirrenico. Salvo rare eccezioni (Chiusi, Cerveteri, Vulci), soltanto a Tarquinia sono state rinvenute, in numero così cospicuo, tombe dalle pareti dipinte che testimoniano della concezione che gli Etruschi avevano dell'Aldilà e dei costumi che caratterizzavano la loro vita quotidiana.
La città sorse fra il X e l'VIII secolo a.C., nel periodo cosiddetto "villanoviano", connotato da tombe a cremazione, e cioè da pozzetti dentro cui veniva collocato un recipiente contenente ossa e ceneri del cadavere cremato. Durante il VII secolo a.C. si realizza in Etruria il passaggio graduale dalle tombe a pozzetto degli incineratori alle tombe a fossa degli inumatori, le fosse si trasformano via via in camere sepolcrali sempre più vaste, più ornate e ricche di suppellettili. Si tratta di suppellettili d'importazione o comunque fabbricate con uno stile che risente dell'influenza culturale ed artistica dei popoli orientali del Mediterraneo, tanto che si usa definire questo periodo "orientalizzante". Dal VI secolo a.C. iniziano a comparire le prime tombe dipinte di Tarquinia cui sono affidate, a causa della perdita delle testimonianze dirette e scritte della civiltà etrusca, molte delle possibilità di decifrare le attività, gli usi, i desideri ed i timori di questo antico popolo. I temi ricorrenti delle pitture funebri tarquiniesi sono: banchetti, musiche, danze, giochi e più tardi, quando la civiltà etrusca era in declino, mostri demoniaci. E' comunque costante la rappresentazione del trapasso come un vero e proprio itinerario, un passaggio verso un nuovo mondo, da compiere a piedi o a cavallo, o su un carro, ovvero attraversando una palude o un fiume.
Per cercare di comprendere il significato che il monumento tombale assumeva per gli Etruschi basti pensare che, dopo aver deposto il cadavere essi chiudevano accuratamente il sepolcro rendendo così inaccessibile ed invisibile ogni preziosità che l'adornava, quasi a far dimenticare il morto ai viventi ed al contrario a far ricordare al morto la vita terrena. Non a caso, guardando proprio in questa prospettiva, il tema più diffuso delle pitture tarquiniesi che datano dal VI al V secolo a.C. è il banchetto: uomini e donne vestite lussuosamente, ricche suppellettili, servitù, accompagnamento di musica, danze e giochi, insomma la possibilità per il morto di rammentare il mondo dei viventi.
Altro tema ricorrente delle pitture tombali di Tarquinia è quello dell'agone, ovvero la rappresentazione di gare e giochi che dovrebbero mostrare la vita nel suo aspetto di combattimento, di guerra e di lotta, fino all'estremo degli spettacoli gladiatorii all'ultimo sangue, una pratica che sembra inventata proprio dagli Etruschi e che rappresenterebbe la vita nella sua pericolosità, nella sua precarietà e nel suo realizzarsi contro la morte. Quando, verso il III secolo a.C. il tramonto della loro civiltà apparve inarrestabile e la disperazione si impadronì degli Etruschi, il sottosuolo di Tarquinia si riempì di figure demoniache sconvolgenti: creature dalle carni bluastre, dèmoni che traghettano i defunti, serpenti barbati, mostri che ghermiscono le loro prede.
Attualmente le tombe di Tarquinia visitabili ammontano a qualche decina, delle migliaia individuate e soltanto alcune sono veramente visitabili dal normale turista, che può osservarle attraverso cristalli protettivi. Esistono in pratica due gruppi di tombe visitabili: un primo gruppo (diviso in sottogruppi di tombe che vengono aperte a rotazione) è situato negli stessi luoghi di rinvenimento, principalmente la necropoli di Monterozzi. Il secondo è visibile presso il Museo Nazionale collocato nel Palazzo Vitelleschi.
Il territorio della Tuscia, termine usato dai latini per indicare la Terra degli Etruschi, si estende su tutta la provincia di Viterbo. La vicinanza a Roma (50 min. da Viterbo) ed alle più importanti città d'arte e luoghi d'interesse dell'Italia Centrale, la rendono ottima base per programmare incontri d'ogni genere. Il contesto storico-artistico-naturalistico di questo territorio consente di organizzare particolari momenti d'incontro nel pieno relax di una natura ancora incontaminata, altrettanto bella di quella umbro-toscana.
Molte le possibilità di escursioni ed attività per ogni tipo d'interesse: con visite ai più importanti siti archeologici etrusco-romani, a ville palazzi e parchi del '500 italiano, ad arroccati ed antichi borghi etrusco-medievali; con passeggiate lungolago o nei fitti boschi dei Monti Cimini; con degustazioni di ottimi prodotti tipici locali in suggestivi ambienti; con rigeneranti bagni e terapie termali, etc.
Qui si sviluppò la grande e misteriosa Civiltà Etrusca la cui storia è ripercorribile nelle più importanti necropoli etrusche come quelle di Tarquinia, Tuscania, Castel d'Asso, Norchia, Sutri ed attraverso i preziosi reperti conservati nei musei del viterbese e le numerose testimonianze d'epoca romana come a Ferento e Sutri, bellissimi ed importanti esempi di Chiese romaniche, barocche e Abbazie cistercensi.
Qui sorgono arroccati Castelli medievali, Ville rinascimentali e Palazzi cinquecenteschi con i loro rari esempi di giardini all'italiana, opere dei più illustri artisti italiani e dei più potenti committenti. Antichissimi e solitari borghi arroccati continuano a vivere, conservando storia, tradizione e magiche atmosfere. NUmerose sorgenti da cui sgorgano le calde acque termali, ricche di molteplici proprietà, a cui già gli antichi romani erano particolarmente legati, e che oggi confluiscono in organizzati centri termali con tutti i comforts e specialità di cure.
Parchi, laghi, boschi e Riserve Naturali protette consentono le più varie attività sportive quali equitazione, trekking, passeggiate a piedi e circuiti in mountain-bike, vela, wind-surf, percorsi naturalistici per non vedenti.
Qui la cucina tipica locale offre ancora oggi antiche ricette e piatti genuini, capaci di stuzzicare anche i palati più attenti.
Se volete scoprire questo magico territorio, vi daremo tutte le informazioni necessarie per ogni tipologia di visita ed escursione.
Per visite guidate
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La peculiarità delle nostre guide è senza dubbio la versatilità: la preparazione, la lunga esperienza e la predisposizione di ciascuna asupportare le esigenze e l'interesse di ogni gruppo, trasformano ogni visita in una piacevole ed interessante passeggiata culturale.
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L’Argentario è un alto promontorio davanti all’Isola del Giglio; con questo toponimo però si intende un vasto tratto della costa maremmana, che comprende anche Giannutri e l’isola del Giglio, e si estende fino alle coste laziali.
Ambiente e territorio
Questa zona è prevalentemente rocciosa, coperta da macchia mediterranea e da coltivazione. In questo territorio si trovano ambienti contrastanti, come spiagge sabbiose e rocciose, pinete e lagune.In tempi remoti, era un’isola che fu poi collegata alla terraferma da due strisce di sabbia e terra ricoperte di vegetazione, a causa delle correnti marine e dei depositi del fiume Albegna: i tomboli della Giannella a nord e quelli della Feniglia a sud.In mezzo si trova la laguna, denominata di Levante o di Ponente a seconda della zona. La parte indicata come di Levante è una zona con acque più profonde e meno salate, mentre quella di Ponente è un ambiente prevalentemente palustre; questa tratto è collegato alla terraferma da un argine artificiale che venne costruito per collegare Orbetello con i centri dell’Argentario.
Proprio sulla zona della Feniglia si trova la Riserva Naturale Forestale di protezione della duna di Feniglia; nata nel 1971, si tratta di una collina di circa 500 ettari gradualmente rimboscata dall’Amministrazione forestale con pini mediterranei, prevalentemente di tipo domestico. Questo rinverdimento della zona ha permesso di fissare bene il terreno e di proteggere l’entroterra dai venti marini.La zona più a nord, più vicina ad Orbetello, è quella tipicamente palustre in cui si possono osservare moltissime varietà di uccelli; questa zona ha un’estensione di circa 800 ettari ed è provvisto di attrezzature come torrette di osservazione, osservatori e sentieri.
Inoltre recentemente la zona è diventata un Parco Nazionale, che ha come prima ricchezza rari esemplari di fenicottero e spatola che vivono nei canneti della laguna.
La cima più alta del promontorio è Monte Telegrafo, che tocca appena i 635m.La zona è adatta alla coltivazione di grano, viti e ulivi; inoltre la pesca è un’attività molto produttiva. Il sottosuolo è ricco di minerali come pirite, ematite e ossido di manganese.
Il clima è tipicamente mediterraneo, molto umido d’estate e con scarse precipitazioni, solitamente concentrate nel periodo autunnale e in primavera; perciò è particolarmente favorevole alla coltivazione di grano e legumi, ma soprattutto di ulivi e viti.
Storia ed archeologia
L’origine del nome Argentarius è incerta: alcuni affermano che derivi dallo splendore di alcuni giacimenti di cristalli di mica rinvenuti nelle cime del promontorio, mentre altri credono che discenda dall’attività svolta dalla gens Domizia che era proprietaria del luogo e vi svolgeva l’ufficio di argentarii appunto, o banchiere. Tuttavia, quale che sia la sua origine, il toponimo è molto antico: possiamo leggerlo già negli scritti di Rutilio Namaziano, autore vissuto nel V sec. dopo Cristo.
Questa zona comprende diversi antichi borghi; i più notevoli sono Porto Santo Stefano, Porto Sant’Ercole e le Grotte. Porto Santo Stefano è la località più importante, ed è la sede amministrativa del comune di Monte Argentario; inoltre da qui è possibile imbarcarsi per le isole del Giglio e di Giannutri. Port’Ercole invece si trova sulla costa orientale ed è un piccolo e pittoresco borgo abitato già in epoca romana; tuttavia i forti che dominano questo paese sono del Seicento, periodo in cui la costa era in mano agli Spagnoli. Sono molte le torri e i forti costruiti su questo promontorio in periodo spagnolo: oltre 10 torri e ben tre forti. Nella chiesa parrocchiale è sepolto il Caravaggio, che si spense a Cala Galera nel 1610, probabilmente a causa della malaria, che in quel periodo infestava ancora la zona.
Inizialmente era stata data l’etichetta di Costa d’Argento a questo litorale, ma la denominazione fu sanzionata dallo stato alcuni anni fa: tuttavia il toponimo di Argentario è rimasto, tanto che questa zona si chiama ancora così.Durante l’ultimo conflitto mondiale, a causa dei violenti bombardamenti, Porto Santo Stefano venne completamente distrutto per essere ricostruito solo anni dopo, insieme al lungomare. La ferrovia che collegava il promontorio ad Orbetello invece non è stata più ripristinata.
Enogastronomia
La cucina dell’Argentario si basa principalmente sui prodotti della pesca, oltre che sulle coltivazioni provenienti dalle zone terrazzate del promontorio; il pesce viene cucinato sia arrosto che crudo, bollito o in umido, principalmente con contorno di pomodorini. Tra i più utilizzati nella tradizione di quest’area c’è un tipo di pesce locale, saporito ma povero, chiamato “fica maschia”, che viene utilizzato principalmente essiccato.
Eventi e cultura
Nel 1937 è stato istituito il Palio Marinaro, che si svolge in Porto Santo Stefano il 15 di Agosto. I rioni del paese si affrontano in una gara in barca a remi, con equipaggi composti di quattro vogatori ed un timoniere.
Recentemente vi è stato istituito il CIMA, Concerti in Monte Argentario, un’importante manifestazione di musica classica che ha avuto risonanza internazionale ed è diventato uno dei più importanti festival d’Europa.
Capalbio è un antico borgo circondato dalla campagna maremmana. All'interno delle sue mura si "respira" l'atmosfera dei secoli passati; percorrendo i vicoli, le piazzette, e gli antichi camminamenti, si ha l'impressione di tornare indietro nel tempo.
Oggi Capalbio è meta di un turismo esigente e frequentata da numerosi personaggi dello spettacolo che possono apprezzarne l'arte, la natura, i sapori di un luogo estremamente protetto e salvaguardato. Nel borgo di Capalbio, sulla torre merlata del castello aldobrandesco (che ancora conserva il pianoforte suonato da Puccini) e dalle sue mura, si ammira un panorama di straordinaria bellezza. Ricordiamo inoltre la quattrocentesca chiesetta di San Nicola e l'Oratorio della Provvidenza con affresco attribuito al Pinturicchio.
I boschi circostanti Capalbio sono territori ideali di caccia, che quì è pratica molto diffusa, in special modo quella al cinghiale. Sempre dal punto di vista naturalistico completano "l'insieme" l'oasi del WWF presso il lago di Burano, il mare, e la lunghissima spiaggia ridossata da una fitta macchia mediterranea. L'aspetto enogastronomico di Capalbio non è da meno: i suoi vini e la cucina a base di cacciagione sono apprezzati internazionalmente. Concludiamo infine ricordando la magnifica opera dell'artista Niki De Saint Phalle che è il Giardino dei Tarocchi.
Arredati con gusto e dotati di ogni comfort, come casa vostra. Una vacanza senza compromessi.
Trascorrere una vacanza in campagna, nella maremma tosco laziale riposandosi. Staccate la spina noi vi aspettiamo.
Podere Pernice è il posto ideale per rilassarsi con i bambini, campagna e sapori genuini. Dove giocare tranquilli.
L’Agriturismo Podere Pernice, aperto tutto l'anno, si estende per oltre sette ettari nel territorio della maremma a poca distanza dalle spiagge di Pescia Romana e a pochi metri dal Borgo.
Strada La Moletta,2 Pescia Romana
Tel. : 349.5482014
Email: info@agriturismopoderepernice.it